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Appunti di viaggioMusicaPoesia

Improvvisazioni Variazioni da Bach a Gershwin e oltre

diElenaPosted on Gennaio 21, 2022Gennaio 28, 20220 Comments7min read114 Visualizzazioni

 

Gli avvenimenti storici degli ultimi due anni ci hanno messi di fronte alla nostra incapacità di programmare la vita futura. La pandemia globale di Covid-19 ha sconvolto il nostro modo di vivere, ma più di ogni altra cosa ci siamo resi conto che non siamo così bravi a far progetti a medio e lungo termine.  Si è manifestata la nostra incapacità di immaginare e quindi organizzare un nuovo futuro.

Quando l’imprevisto è lì di fronte a noi e ci fissa negl’occhi, quando le nostre supposizioni si sono manifestate errate e non sappiamo più dove aggrapparci, se non sugli specchi e lì che entra in gioco l’arte di saper improvvisare.

Improvvisare: dire, scrivere, comporre all’improvviso, seguendo l’ispirazione del momento, senza cioè preparazione o meditazione. L’improvvisazione in musica è un’attività estemporanea durante la quale gli esecutori producono materiale sonoro senza seguire uno spartito, sia esso formale o informale. Essa può essere libera, cioè priva di qualsiasi regola o schema. Molti pensano che l’improvvisazione musicale si riferisca  solo al blues o al jazz. Altri credono che improvvisare musica consista nell’eseguire note a caso, fuorviati dal significato letterale di un termine dalla connotazione negativa. L’improvvisazione musicale invece è quanto di più innato, istintivo, sincero e libero che un musicista possa esprimere con la mente.

Questa pratica è presente in tutta la storia della musica classica  dal canto gregoriano, alla musica barocca e classica fino al jazz. Tutti i compositori improvvisano perché per scrivere le note su uno spartito, qualsiasi musicista le deve prima pensare e suonare. Tutti i grandi clavicembalisti e organisti dal XVI secolo fino al XVIII furono maestri nell’improvvisare. Ci sono improvvisazioni nei preludi, nelle toccate e nelle fantasie dei grandi compositori del ‘700 come Domenico e Giovanni Gabrieli, Girolamo Frescobaldi, Dietrich Buxtehude e J. S. Bach.

La Fantasia e fuga in sol minore (BWV 542) o la fuga a 3 che apre l’Offerta musicale (BWV 1079) di Johann Sebastian Bach sembra siano frutto di note suonate sul momento e solo successivamente trascritte su spartito. La pratica era talmente consolidata che nelle corti c’erano vere e proprie gare di improvvisazione musicale a cui partecipavano compositori come Mozart, Clementi, Scarlatti, Händel e anche il giovane Ludwig van Beethoven pianista a Vienna. All’inizio del XIX secolo molti compositori classici lasciavano sugli spartiti un apposito spazio per improvvisare su determinate cadenze. In questo modo l’esecutore solista poteva sviluppare dal vivo una parte melodica.

 

Fantasia e fuga in sol minore J.S. Bach

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/j-s-bach-fantasia-e-fuga-in-sol-minore-bwv-542-iideg-karl-richter.mp3

 

 Ricercar  Fuga a 3 voci J. S. Bach

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/bach-musical-offering-bwv-1079-ricercar-a-3.mp3

 

Variare: portare o subire qualche cambiamento nell’aspetto, nell’ordine, nell’andamento di qualche cosa, e la modificazione che ne risulta. La variazione  in musica è ogni riproposizione di un’idea musicale in cui essa subisca modifiche, più o meno profonde, rispetto alla sua forma originaria. La passacaglia e la ciaccona, sono esempi di architettura musicale basata sulla variazione, sotto forma di riproposizione variata di un ostinato armonico, costituito spesso da un vero e proprio basso ostinato. Un esempio di variazione all’interno di una forma musicale complessa è invece dato dal primo movimento del Concerto solistico classico.

 

A. Vivaldi Concerto n. 3 in fa maggiore Autunno

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/vivaldi-score.mp3

La variazione è una procedura comune nella musica barocca e classica, tanto che il suo  significato formale, e la stessa tecnica impiegata hanno subito profondi cambiamenti nel corso della storia. Possiamo quindi affermare che ogni stile compositivo ha introdotto nella poliedrica arte della variazione i caratteri che gli sono stati propri.

 

Preludio in do minore J.S. Bach

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/glenn-gould-plays-bach-prelude-in-c-minor.mp3

Quando ripariamo un frullatore con un pezzo rubato a un altro elettrodomestico; quando tentiamo di superare una situazione inattesa; quando pensiamo a una strada diversa da quella intrapresa; forse non ci rendiamo conto che stiamo facendo qualcosa di simile a una improvvisazione, a una variazione, come accade a un compositore di fronte al proprio strumento. Di sicuro non stiamo facendo proprio la medesima cosa ma di certo qualcosa di molto simile all’azione artistica improvvisata.

 

Variazione sul Preludio in do minore di J.S.Bach

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/variazioni-su-preludio-in-do-minore.mp3

Più in generale si può dire che tutte le forme musicali che prevedono la ripetizione di alcune sezioni sono state trattate dai grandi compositori facendo largo uso delle tecniche di variazione. Dal 1800 in poi con l’avvento del Romanticismo la musica occidentale colta pose l’accento sulla fedeltà dell’interpretazione delle partiture. Nacquero in questo periodo nuove forme musicali caratterizzate dalla concisione, quali il notturno, la romanza senza parole, il foglio d’album e il Lied, finalizzate ad un’espressione immediata dei sentimenti e dei moti più intimi dell’animo umano. Qui tuttavia possiamo affermare che i brani  erano scritti “di getto”, sotto l’impulso dell’ispirazione momentanea come per esempio gli improvvisi per pianoforte.

 

Impromptus/No. 4, Op. 66 in C-Sharp Minor “Fantaisie-Impromptu” F. Chopin

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/improvviso-mp4.mp3

L’improvvisazione musicale è un mix di studio e istinto, creatività e slancio verso l’ignoto. Una forma di esplorazione dell’io che diventa esaltazione individuale e negazione dei propri limiti.

 

Calvi, Cresto Dina, Puxeddu Variazioni su Improvviso in do minore di F. Chopin

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/chopin-improvviso-in-do-min-1.mp3

È confermato che nei musicisti impegnati nell’improvvisazione musicale aumenta anche l’attività pre-frontale dedicata all’espressione del sè, la stessa zona che viene interessata quando si racconta una storia. Il cervello cambia e la parte responsabile del controllo dell’auto coscienza risulta meno impegnata.

I cultori, secondo me un po’ snob, della musica classica cosiddetta “colta” storcono il naso quando sentono affermare dalle nuove generazioni di pianisti ed esecutori che non apprezzano la divisione tra i generi musicali. È vero che è nella natura dell’uomo trovare caratteristiche e qualità per classificare e mettere etichette., ma chi ama la musica nel senso più ampio del termine percepisce che il jazz non è un genere musicale da considerare meno impegnato, meno importante della musica classica. Dobbiamo imparare ad abbattere le barriere,  concedere nuove opportunità, anche a livello accademico, alle nuove generazioni di musicisti. Non dovremmo classificare i virtuosi dello strumento  come classici, jazz o pop ma considerare che esistono soltanto buoni o cattivi esecutori.

 

Notturno in do diesis minore F. Chopin

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/ashkenazy-plays-chopin-nocturne-in-c-sharp-minor-no-20-1.mp3

 

E. Sartoris e D. di Bonaventura Variazione su notturno di F. Chopin 

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/chopin-notturno-in-c-opera-postuma-2.mp3

I jazzisti sono persone molto intelligenti? È ovvio che durante un’improvvisazione jazzistica il cervello è sottoposto a nuove prove  quindi è logico pensare che le capacità cognitive in questi momenti di creazione sono potenziate al massimo. E’ anche risaputo che quando un bambino suona uno strumento precocemente sviluppa nuove connessioni e capacità biologiche.   Quindi si ricava che per improvvisare musica non serve solo studiare e avere una padronanza totale del linguaggio musicale e della tecnica strumentale, bisogna anche saper gestire una marea continua di idee. Quando si improvvisa non è esclusivamente necessario soffermarsi sugli accordi o sul ritmo, si deve soprattutto ascoltare gli altri e suonare cose nuove mentre il tempo scorre.

L’arte dell’improvvisazione musicale ha sposato i generi più popolari come il blues e il jazz diventandone un tratto caratteristico. Il solista non suona mai “a caso”, ma avendo una completa padronanza  del linguaggio musicale può usare lo strumento come fosse l’estensione della sua anima creativa, e può inventare sempre nuovi brani rispettando le regole dell’armonia musicale in cui il materiale tematico della prima esposizione orchestrale viene di regola variato dal solista al momento della sua entrata.  Nel blues e nel jazz gli spartiti esistono ma spesso hanno solo una funzione di guida dove viene indicata l’armonia (gli accordi) e melodia del brano.

 

C. P. E. Bach Solfeggietto in do minore

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/solfeggietto-in-c-minor-h-220-wq-117-2.mp3

I jazzisti solisti dopo avere esposto il tema principale (melodia), creano fraseggi “sul momento” sul giro armonico della canzone. Si tratta di accordi e cadenze standard, come vengono chiamati i brani classici dei grandi autori suonati dai musicisti.

 

M.Génot, E Sartoris Improvvisazioni su un brano di Carl Philipp Emanuel Bach

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/rai5-nessun-dorma.mp3

In questo lungo articolo non possiamo dimenticare le composizioni di Gershwin. che sono la conferma evidente di quanto affermato qualche riga sopra. Esse hanno attraversato i generi del blues e della musica classica e le sue melodie più popolari sono ampiamente conosciute. Tra le sue opere più note ci sono le composizioni orchestrali Rapsodia in blu (1924) e Un americano a Parigi (1928), così come l’opera Porgy and Bess (1935).

 

Gene Kelly in “I’ve got rhythm”  Un americano a Parigi G. Gershwin 

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/i-got-rhythm-george-gershwin.mp3

 

Golda Schultz in “Summertime” Porgy and Bess G. Gershwin

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/porgy-and-bess-summertime.mp3

Il suo grande talento pianistico e le sue doti di improvvisatore gli permisero di operare una sintesi tra i diversi generi musicali a cui si dedicò. Nelle sue composizioni coesistono la musica sinfonica europea  e il jazz. Aggiunse allo spirito melodico, suo tratto specifico, alcuni elementi tipici del jazz e della musica della cultura nera di New Orleans. La sua passione per la musica sinfonica lo spinse alla composizione della famosissima Rapsodia in Blue, dove “blue” sta per blues, l’autentico stile musicale forgiato dal dolore e dalla sofferenza degli schiavi neri d’America.

L’improvvisazione musicale è fatta di invenzioni estemporanee. Ogni buon jazzista è affamato di novità e vuole andare oltre i propri limiti. Si parte con l’Improvvisazione Tematica del Dixieland, basata sullo sviluppo della melodia, pensiamo a Louis Armstrong, poi c’è la rivoluzione Bebop dell’invenzione Armonica di Dizzy Gillespie e Charlie Parker che per primi si misero ad improvvisare sugli accordi.

 

Louis Armstrong “When the Saints Go Marching In”

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/when-the-saints-go-marching-in.mp3

Successivamente si passò all’Improvvisazione Modale di Miles Davis costruita su specifiche scale e che verrà poi adottata da maestri come John Coltrane, Bill Evans, Herbie Hancock.

 

Bill Evans Trio “Autumn leaves”

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/autumn-leaves.mp3

 

John Coltrane “My favorite things”

http://chambermusic.it/wp-content/uploads/2022/01/john-coltrane-full-version-hq.mp3

Siamo alla fine del nostro viaggio. L’improvvisazione non è un atto legato esclusivamente agli ambiti artistici. Anche noi improvvisiamo ogni giorno. Quando parliamo abbiamo bisogno di un po’ di intuito e di istinto, anche se condizionati da regole grammaticali. Se i nostri comportamenti sono influenzati da norme sociali, noi non siamo completamente inquadrati e succubi delle regole, anzi potremmo affermare che spesso improvvisiamo su di esse, adattandole al nostro modo di essere, applicandole oppure infrangendole.

Elena Ronza
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Elena
Assistente e consulente in ambito amministrativo nel settore logistico-trasporti. Svolge inoltre attività di educatrice con pluriennale esperienza nell’educativa adolescenziale nel servizio educativo-terapeutico e riabilitativo per l’accoglienza temporanea di minori in stato di disagio psico-sociale e/o con lievi disturbi del comportamento, capace di attivare risorse personali sufficienti per la ripresa delle attività e degli interessi propri dell’età adolescenziale nella scuola, in famiglia e nella vita di gruppo.
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Oltre alla passione per la lettura nutro un enorme interesse per il teatro e le opere teatrali e per il cinema. Amo la musica, soprattutto quella classica e faccio parte di un coro polifonico con un repertorio dedicato alla musica rinascimentale e barocca con esecuzioni secondo la prassi dell’epoca.

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Da un po’ di tempo, inoltre, percepiva un vuoto nella parte più intima di se stesso, il nulla, la sensazione di essere risucchiato da un buco nero. Nel corso degli anni aveva sempre inseguito assecondandole tutte le sue attitudini naturali, ma in quel periodo, il vuoto non spariva neanche quando recitava o quando si appassionava a un nuovo copione o a una nuova idea. Restava lì e lui si sentiva invadere il corpo, la mente e l’anima dal desiderio quasi struggente di fuggire.

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